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Abbigliamento sportivo come stile alla moda

  • Eleonora Bonventre
  • 4 nov 2015
  • Tempo di lettura: 2 min

La cosiddetta moda sportiva si è allontanata dalle funzionalità specifiche dell’abbigliamento sportivo e lo ha trasformato in ultra chic.

Nel dopoguerra l’abbigliamento sportivo si raffinò e si specializzò in vari sottogeneri e influenzò sempre di più la commercializzazione e la democratizzazione della moda ordinaria e dell’alta moda. Oltre a produrre abiti sportivi, questo tipo di abbigliamento ha generato anche un vasto assortimento di accessori come contatori di battiti cardiaci, orologi sportivi, dispositivi computerizzati,radioline e lettori cd, borse, bibite, trucchi e prodotti per il corpo, automobili, biciclette, intimo e calzetteria sportiva, scarpe, giacche a vento etc.

L’abbigliamento sportivo è diventato parte integrante delle subculture e dell’identificazione giovanile con gli eroi dello sport che competono con i divi del cinema e della musica e che attraverso il loro modo di vestire hanno influenzato l’abbigliamento giovanile già dagli anni Cinquanta. Sempre di più, dunque, la moda e i vestiti del quotidiano traggono la loro ispirazione dallo sportswear, dato che esso offre vestiti economici, pratici, informali, multifunzionali e alla moda.

Questa tendenza è stata spiegata partendo dall’apparente confusione tra le classi e gli status, dalla crescita del tempo libero e dal declino della formalità nella vita quotidiana. Dagli anni 50 in poi l’abbigliamento sportivo è stato dominante nel cinema, nella musica, e nella cultura dei consumi. La stessa cultura americana divenne la principale fonte di influenza a livello globale, proponendo una vera e propria per il tempo libero, per una socialità informale e meno conservatrice.

Per soddisfare la domanda, molte aziende si specializzarono nello sportswear e alcune di esse si impegnarono molto nello sviluppo di nuove fibre artificiali, che erano più economiche della lana e del cotone e presentavano ance altri vantaggi; erano leggere, resistenti all’acqua e allo sporco e snellivano il corpo.

Forse fu l’impatto della cultura pop degli anni Sessanta e la moda della Swinging London a dare visibilità mondiale agli esperimenti con i nuovi tessuti e ai nuovi approcci nel design e nella vestibilità. Di sicuro questo periodo vide svilupparsi una cultura specifica dei teen-ager con abitudini consumistiche distintive; nuovi stili che erano tanto miseri quanto impudenti,che mostravano il corpo; nuovi look che erano più che alla moda, sensazionali, sintetici e brillanti. Ma prima di tutto erano sportivi. Dal 1970 la moda di orientamento sportivo fu innalzata a settore della haute couture e venne nominata sports couture, etichetta attribuita dallo stilista americano Roy Halston, che trasformò lo sportswear in una moda destinata ai principali mercati.

Egli favorì un’eleganza minimalista usando il jersey e i tessuti elasticizzati per i “tubini”, per le tute, per i pantaloni e per i twin-set in cachemire.

 
 
 

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